Dichiarazione resa dal canonico don Giuseppe Dotto al comandante della Caserma dei Carabinieri di Salussola

Il sottoscritto don Giuseppe Dotto fu Giovanni e fu Botta Carolina, nato a Chiavazza (Bi) 3 settembre 1898, titolare del beneficio di San Antonio di Salussola, a richiesta del Comandante la Stazione Carabinieri di Salussola, dichiara quanto segue:
Verso le ore 23 del 6 marzo 1945 giunsero in Salussola un reparto, una compagnia del Battaglione Montebello e una compagnia O.P. di Bergamo e un reparto di tedeschi.
Tutti i suddetti si stabilirono parte nei locali del Municipio e nella mia abitazione, dove furono depositati tutti i bagagli e il materiale esplosivo.
Al mattino, per tempo, una parte della compagnia Montebello partì alla volta di Zimone per il rastrellamento della zona e non ritornarono che la sera dell’8 marzo.
Nell’opera di rastrellamento perdettero 4 militi, che a tutti i costi vollero vendicare.
Infatti alla sera stessa verso le 21 il Capitano Comandante della Montebello, del quale non conosco il nome chiamò a rapporto in casa, ufficiali e sott’ufficiali della Montebello.
Alle 21,30 il Sergente Maggiore (factotum del battaglione del quale posso dire solo che lui era di Pisa e che aveva un figlio insegnante nelle scuole elementari del Biellese) uscito dal rapporto mi comunicò che a mezzanotte o all’alba sarebbero stati fucilati 21 ribelli venuti da lontano.
Mentre insisto per poter almeno confessare, interviene l’interprete tedesco e mi assicura che il Comandante tedesco Tenente Zwintek (di cui conosce le generalità complete) aveva negato il permesso chiesto dalla Montebello di fucilarli.
Comunque aggiunse il sergente maggiore se verranno fucilati abbiamo il nostro tenente cappellano, quindi o l’uno o l’altro sarete chiamati.
Durante la notte io rimasi sveglio e sentii un continuo rombar di motori, un andirivieni per la casa, canti, schiamazzi e movimenti ogni ora per il cambio di otto sentinelle.
Alle ore 5 precise del mattino sento la prima scarica, scendo a chiedere spiegazioni e mi si risponde che non c’è niente di nuovo.
Poco dopo alcune altre scariche, corro sul piazzale del Municipio perché ho l’impressione esatta che stanno iniziando la fucilazione.
Chiedo ancora chiarimenti per cercare di portare, se mai, l’estremo conforto, ma mi si risponde: tutto era già fatto e di tornare subito indietro.
Verso le ore 6 del 9 marzo arriva da me il Tenente Cappellano della Montebello Leandro Sangiorgio e poi il Maggiore Comandante il Battaglione della Montebello Maggiore Eugenio Sanchini, ai quali faccio le mie vivissime proteste per la barbara carneficina e il negato conforto religioso.
Mi rispondono che nulla sanno.
Insisto per avere almeno i nominativi dei morti e nessuno mi dà soddisfazione e comincio anzi a essere guardato con sospetto dai repubblicani e dai tedeschi.
Un tenente di cui non so il nome, risponde che per informazioni a riguardo bisogna rivolgersi al Tenente Limart o Limara, venuto appositamente con i partigiani e a comandare l’esecuzione.
Il Limart non da alcuna soddisfazione.
Vado al comando tedesco per parlare con il Tenente Comandante Zwintek, dove ho potuto finalmente ottenere di essere accompagnato da due guardie tedesche sul posto dell’avvenuta esecuzione, dove vidi i cadaveri barbaramente trucidati.
Di Comandanti della Montebello vi era solo e credo che debba essere il Capitano Beretta Giuseppe il quale era a conoscenza del fatto perché la sera prima aveva tenuto a rapporto i suoi ufficiali e sott’ufficiali, ai quali aveva comunicato la decisione della fucilazione.
La Montebello partì da Salussola subito dopo l’avvenuta esecuzione e cioè alle ore 6 circa del 9 marzo.
Credo che la maggiore responsabilità dell’eccidio debba attribuirsi alla Montebello la quale voleva a tutti i costi vendicare i 4 morti.

Posso precisare:

Il sergente maggiore factotum della Montebello mi disse che per l’esecuzione avrebbero chiamato i suoi uomini;
Il partigiano Pittore – riuscito a sfuggire miracolosamente ai due militi che lo conducevano alla morte potrebbe precisare che erano della Montebello:
Io penso che il Comandante tedesco Tenente Zwintek abbia veramente negato in un primo momento il permesso della fucilazione, ma il Tenente Limart pressato dall’insistenza dei militi della Montebello che volevano assolutamente vendicare i quattro morti avuti a Zimone, autorizzò volentieri la brutale carneficina.
Dico carneficina, perché dei 20 fucilati partigiani, ben 14, erano già massacrati.
Di Salussola nessun’altra persona potrebbe dare schiarimenti in merito avendo io solo saputo della decisione della esecuzione.
Posso precisare che della Montebello, in Sallussola, vi erano alla sera dell’8 marzo: il capitano, due tenenti o sottotenenti, il tenente medico, mentre al mattino successivo e cioè subito dopo le’esecuzione, vidi il Maggiore Comandante del Montebello e il tenente cappellano, i quali mi dissero che erano arrivati alla sera precedente.

Non ho altro da aggiungere e in fede sopra mi sottoscrivo “.

Don Giuseppe Dotto

Brigadiere Longilardi Ezio (o Longobardi) Comandante Stazione Carabinieri di Salussola

Salussola li 19 ottobre 1945